Polselli, prima dei somari

Abbiamo educato i nostri lettori ad amare senza riserve l’immenso Renato Polselli, autore di Quando l’amore è oscenità, Marina e la sua bestia e Rivelazioni di uno psichiatra sul mondo perverso del sesso. I pornazzi del regista sono ormai divenuti un appuntamento ricorrente di Trashopolis, e una scena di Oscenità (l’amour fou tra una prostituta e un somarello) è ormai leggenda. Ma Polselli non si occupava solo di muli infoiati, e all’attività di regista alternava quella di autore di canzoni. Nel film Mondo pazzo, gente matta (1965), l’artista riuscì a conciliare entrambi i mestieri, dirigendo il musicarello e scrivendo testi e musiche dei brani eseguiti dai Romans. I Romans erano un complessino straminore che negli anni settanta raggiunse una certa notorietà con brani come Caro amore mio e il fondamentale Coniglietto no; ma che nei magici anni sessanta ebbero, sulla scena musicale italiana, lo stesso impatto che Gummo aveva sulla comicità dei Fratelli Marx. Eppure Polselli li filma con lo stesso rispetto che si potrebbe tributare, che so, agli Yarbirds di Blow Up. Poi il film prende una piega decisamente sadiana, con il complessino appeso ai ganci del macellaio manco ci trovassimo in un pornonazi di dieci anni dopo. E s’intravede persino un po’ di pelo pubico del cantante.

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